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Appello europeo

Cambiare insieme la direttiva «Servizi» e preservare il modello sociale europeo

Da diversi mesi è in corso, al Parlamento europeo, il dibattito sulla direttiva concernente i servizi nel mercato interno, proposta dalla Commissione europea. Tali discussioni entrano ora in una fase cruciale, in quanto il voto nell'ambito della commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori è previsto per il 22 novembre. Il Parlamento dovrebbe quindi approvarne il parere in prima lettura durante la tornata di gennaio 2006.

I firmatari del presente appello, il cui elenco è riportato di seguito, si oppongono a tale legislazione nella forma proposta dalla Commissione. A meno che non si proceda ad un'integrale revisione di alcuni punti fondamentali, la direttiva «Servizi» metterebbe a rischio l'attuazione di alcuni compiti di interesse generale ed il ruolo regolatore dei poteri pubblici a livello nazionale, regionale e locale. Per giunta, l'applicazione del principio del paese d'origine quale regola generale porterebbe ad un dumping sociale, fiscale, ambientale, nonché in materia di protezione dei consumatori. Inoltre, la proposta attuale aumenterebbe l'incertezza giuridica in relazione alle leggi applicabili; in breve, essa rappresenterebbe una seria minaccia per il modello sociale europeo.

Invitiamo pertanto il Parlamento europeo ad apportare modifiche sostanziali alla proposta di direttiva.

Siamo favorevoli agli emendamenti volti a:

  1. ridurre drasticamente l'ambito di applicazione della direttiva, segnatamente escludendo i servizi di interesse generale e di interesse economico generale, in particolare l'assistenza sanitaria e i servizi sociali, i servizi audiovisivi, postali, i servizi di gas, elettricità, acqua, i servizi ambientali e le agenzie di lavoro temporaneo;
  2. riconoscere il carattere complementare dell'azione della direttiva «Servizi» rispetto alle direttive settoriali esistenti o in preparazione, nonché rispetto alle disposizioni della convenzione di Roma sulla legislazione applicabile agli obblighi contrattuali ed a quelle del progetto di regolamento «Roma II» concernente il diritto applicabile agli obblighi non contrattuali; tali legislazioni devono prevalere sulla direttiva «Servizi»;
  3. riconoscere che la direttiva «Servizi» non influisce in alcun modo sull'applicabilità del diritto del lavoro del paese di destinazione, comprese le convenzioni collettive, e che lo stesso vale per l'applicazione della direttiva in materia di distacco dei lavoratori;
  4. permettere agli Stati membri di mantenere i requisiti imposti ai prestatori di servizi per motivi inderogabili di interesse generale, conformemente alla giurisprudenza della Corte di giustizia;
  5. fornire un'alternativa al principio del paese d'origine, che, in ogni caso, non deve applicarsi ad un settore in cui non si sia conseguito un livello sufficiente di armonizzazione;
  6. avviare un processo ambizioso di armonizzazione concernente le regole in materia di regimi e procedure di autorizzazione, requisiti richiesti ai prestatori di servizi, comportamento dei prestatori, qualità o contenuto dei servizi, pubblicità, contratti e responsabilità del prestatore; tale armonizzazione dovrebbe riguardare unicamente i servizi interessati dalla direttiva, fermo restando che i servizi di interesse generale di cui al punto 1 ne siano esclusi.

Invitiamo il Parlamento europeo ad adottare tali emendamenti.

Consultare la lista dei firmatari (14 febbraio 2006).

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